Mare e campagna, spiaggia e colline, arte e cultura, lago e fiumi, cultura e svago, buona tavola e buon bere. Alla Versilia quasi niente manca, in un’ideale lista dei “punti a favore” da poter apprezzare esplorando un territorio turistico. Così anche una singola giornata di evasione, da queste parti mette di fronte all’imbarazzo della scelta: e per scartare il meno possibile ecco che quelle ventiquattr’ore possono diventare una piccola avventura, a zig zag fra le tante attrazioni locali. Volendo partire dal paesaggio, nel comune di Camaiore meritano una menzione, e quindi una sosta (poniamo al mattino), le “Cascate di Candalla”, presso l’omonima località in frazione Lombrici (abitato in cui tra l’altro si trova l’antica pieve di San Biagio, del XII secolo). Questo dell’ingegneria idrica naturale trae origine dalla serie di salti che, in quel punto, compie il flusso del torrente Lombricese, gettandosi in altrettante piccole forre: il che offre l’opportunità di un bagno in conche di un blu limpido e vertiginoso; a patto che non si tema di immergersi a temperature di norma piuttosto fresche.
Per ritemprarsi, con una freschezza… diversa, basta d’altra parte aver portato con sé una merenda e, in una borsa termica, una scorta di “Gassa d’amante”, la Golden Ale del “Forte”, adatta a qualunque circostanza con la delicatezza erbacea dei sui 4 gradi e mezzo. Tra un tuffo e una sorsata, ecco che si è fatta ora di pranzo; e con Camaiore a un tiro di schioppo, sarebbe un peccato non fermarsi. L’abitato principale (nonché sede municipale) sorge lungo il tracciato della Via Francigena e possiede un territorio ricco di suggestioni architettoniche, in specie di stile romanico: come la Badia di San Pietro, risalente all’epoca del dominio Longobardo (VI-VIII secolo d.C.); la Pieve di Santo Stefano, attestata dal IX secolo; la collegiata di Santa Maria Assunta (XIII secolo); e la Chiesa di San Michele, documentata dal X secolo.
Ma dopo aver onorato il “patrimonio” storico locale, si era detto di pranzare: mano di nuovo alle scorte, quindi; e per idratare il palato, ancora una birra, stavolta un poco più robusta: magari la “Thekla”, l’American Ipa da 5 gradi e sette che “Il Forte” rende profumata di agrumi, resine e frutta esotica grazie a una miscela di luppoli statunitensi. A questo punto, una volta che si sia, per smaltire, passeggiato ancora un po’ per le vie del borgo (da sbriciare anche i tratti di mura superstiti della rocca e della possente cinta di fortificazione del XV secolo), ci si può spostare verso Forte dei Marmi, per un aperitivo al calar del sole, in spiaggia.
Si ripresenta allora l’esigenza di una bevuta leggera; e qui la scelta non può non cadere se non sulla “Cento Volte Forte”: la Bière Blanche da 4 gradi (con coriandolo, buccia d’arancia amara e di bergamotto) che “Il Forte” – nel senso del birrificio – ha lanciato nel 2014 per brindare al secolo tonto tondo trascorso da quando “Il Forte” – nel senso della cittadina – era stato elevato al rango di Comune. Calano le prime ombre della sera: segno che ci si deve preparare alla cena; ebbene, con Pietrasanta nelle vicinanze, è quasi obbligatorio far sosta in uno dei tanti locali a disposizione per gustare qualcosa di buono fra le strade e le piazze su cui affacciano i numerosi monumenti di quello che è un autentico scrigno d’arte. Impossibile elencare tutti i punti d’interesse: basta citare la “Rocca di Sala”, la “Rocchetta Arrighina”, le mura difensive, la collegiata di San Martino (ossia il duomo), le chiese di Sant’Agostino e di San Francesco (con gli annessi conventi), la non lontana Pieve di Valdicastello (nell’omonima frazione).
Tanta bellezza merita un menù di pari rango; e dunque un brindisi di ugual pregio: puntiamo senza esitazione su “Il Tralcio”, la Italian Grape Ale (con mosto di uve a bacca nera) che “Il Forte” conduce a 12 gradi attraverso un processo di produzione che prevede tra l’altro una spumantizzazione in bottiglia secondo il “Metodo Classico”. Così che tutti salmi… finiscano in gloria!