È evidente il cordone ombelicale che lega le Belgian Dark Strong Ale alla secolare esperienza della preparazione e del consumo di birra in ambiente monastico. Quell’esperienza che, sviluppata fin dalle proprie origini una stabile consuetudine a elaborare prodotti alquanto robusti in contenuto alcolico (così da poter essere conservati e serviti quando se ne presentasse l’occasione adeguata), ha poi concretizzato, in tempi moderni (tra gli anni Venti e gli anni Trenta del secolo scorso), questa sua attitudine verso le taglie etiliche muscolari nella codificazione di due stili ben noti: quello delle Dubbel (ambrate o brune medio-alte in gradazione, con un impianto gustolfattivo orientato alle morbidezze del malto); e quello delle Tripel (più chiare, più forti, più secche e più amaricanti).
Del resto, al di là del recinto costituito da queste due tipologie, l’alveo brassicolo abbaziale e (in particolare trappista) dava, e ha continuato a dare, ampio spazio a ricette nelle quali la tinteggiatura bruna delle Dubbel si combinasse con l’alcolicità svettante delle Tripel. Ecco, è giusto questo il territorio di manovra delle Belgian Dark Strong Ale; definizione alla quale si è poi affiancata quella di Quadrupel, coniata nell’inverno del 1991 dai trappisti (sempre lì si cade) di Koningshoeven, per una loro nuova etichetta, La Trappe Quadrupel (appunto).
Lo stile di cui parliamo, ideato e dato alla luce, come detto, in ambito monastico, ha peraltro trovato interpretazioni in tutto lo scenario dell’imprenditoria birraria. Suoi parametri costitutivi sono una stazza etilica oscillante tra l’8 e il 12%; una livrea, lo ripetiamo, tendente a tonalità scure (tra l’ambra carico e il bruno intenso); un naso esso stesso ben carico di temi panificati, fruttati e speziati; un gusto caldo, il cui bilanciamento privilegia le note dolci e apportate dal malto a quelle amaricanti conferite dal luppolo, senza comunque mortificarne il ruolo.
È guardando a questa vicenda che nasce, al Forte, l’idea della Regina del Mare, ideale sorella de La Mancina: più giovane di quest’ultima, ma maggiore in gradazione, posizionandosi su quota 8. L’identikit? Colore mogano e schiuma ocra; aroma concentrato (calotta di panettone, caramello, miele, prugna disidratata, liquirizia); una condotta palatale rotonda, imperniata attorno a morbidezze zuccherine temperate dalla chiusura asciutta e tostata.
La ricerca, in sintesi, di una via soffice al bere scuro…