Golden Ale ovvero la più chiara e la più giovane tra le tipologie brassicole di scuola britannica. Una costola del tradizionale canovaccio Bitter, giunta a vita propria poco più di trent’anni fa: un battito di ciglia sulla scala del tempo storico. Uno dei tanti, affascinanti e avventurosi, racconti della pinta che possiamo sintetizzare così… Dopo la codifica stilistica (attorno al 1842) della stessa, appena menzionata, Bitter (come versione più pronunciatamente amara della English Pale Ale), quest’ultima, nei decenni successivi, si afferma – pur lungo un percorso non lineare – nel ruolo di bevuta iconica del consumatore UK: in special modo dopo la fine della seconda guerra mondiale e la conseguente diminuzione del costo del luppolo, indispensabile appunto per garantire aromi (da radice) e gusto (amaricante, lo si è detto) tipici del suo profilo sensoriale. Un profilo imperniato, doveroso ricordarlo, attorno a un colore ambrato più o meno intenso, fino alle latitudini ramate; e da profumi prevalenti di biscotto e nocciola.
Ebbene, nel corso del Novecento, la crescente popolarità conseguita da parte di birre – in particolare Pils e Munich Helles – provviste invece di tonalità cromatiche più scariche, paglierine o dorate (con le allegate sensazioni di panificato a breve cottura), fa sì che le Bitter medesime subiscano un processo di graduale attenuazione della tinteggiatura. Lima oggi, lima domani, si arriva al punto di divergenza: l’uscita sul mercato di un prodotto caratterizzato da un impianto Bitter (corpo ed effervescenza leggeri; apporti hoppy per come li si è descritti), ma da un carnato non più definibile come ambrato. È il 1986 quando la Golden Hill Brewer (oggi Exmoor, a Wiveliscombe, nel Somerset) lancia la Exmoor Gold, il cui colore era giusto quello dichiarato nel proprio nome di battesimo.
Da lì in poi la tipologia (riconosciuta come tale nel 2005) ha avuto una sua ulteriore evoluzione: oggi identifica una bevuta di medio basso-grado alcolico (3.8-5% il ventaglio), i cui profumi – oltre a quelli accennati, di timbro britannico classico – possono includere note (agrumate e fruttato-esotiche) conferite da luppoli statunitensi, del Pacifico o comunque di generazione moderna.
In questo solco si colloca la Gassa d’amante, etichetta tra quelle della prima ora nella scuderia del Forte: colore dorato tenue, lieve velatura, schiuma bianca; naso fresco, con suggestioni fruttate (mela Golden) e floreali (magnolia, peonia) ed erbacee; palato bilanciato (tra morbidezze iniziali e amaricature in chiusura) e dalla costituzione asciutta, incline a rendere facile la sorsata, facendo leva anche su una bollicina vivace e su una taglia etilica salutistica, inchiodata al 4,5%… La nostra interpretazione di una Golden Ale.