Problema: avete gente a cena e volete far bella figura; vi vengono in mente una serie di opzioni culinarie, ma tutte a base di carne: e questo va bene per alcuni degli ospiti, ma non per gli altri, che sono vegetariani; dovete d’altra parte preoccuparvi della soddisfazione di tutti (inclusa la vostra); alla luce di tale premessa, elencate le possibili soluzioni. Svolgimento: se nessuno, tra i presenti, ha problemi con il lattosio o con le proteine del latte, un’opportunità (ghiottissima, tra l’altro), è portare in tavola la polenta taragna. Voto: bravi, sette più…
E dunque si parla della polenta taragna. Ora, il piatto, talmente è conosciuto (e meritatamente), che non avrebbe bisogno di presentazioni: ma le facciamo lo stesso, per scrupolo. Si tratta di una tra le preparazioni più iconiche nella gastronomia della Valtellina e della Val Brembana (siamo nella fascia superiore della Lombardia); il suo nome deriva dal termine, tarél, con cui si designa il bastone in legno impiegato per mescolare nel paiolo la stessa polenta; la quale si ottiene impastando una farina mista di mais e grano saraceno, da condire con burro e con formaggio, tenendo presente che quest’ultimo può variare in funzione delle località di esecuzione della ricetta: tra le varie tipologie attestate dalla consuetudine, abbiamo Scimuda, Storico ribelle, Bitto, Casera, Branzi, Formai de Mut e Taleggio.
Si tratta, evidentemente, di un boccone appagante e sostanzioso; dal gusto intenso (con il terroso del grano saraceno e il dolce del mais a bilanciarsi); ricco di sapidità, assicurata dalla componente casearia; ben carico di carboidrati (apportati dai cereali in gioco) e di grassi (introdotti dai latticini utilizzati in condimento). Ora, tornando alla nostra cena, e volendo imbandire un pasto con cui accontentare la platea intera, è chiaro che, a questo piatto così energico, servirà anche abbinare una bevuta all’altezza.
Quale? Ebbene, il Birrificio del Forte può avere la riposta giusta: trarre dalla cantina qualche bottiglia de Il Tralcio, la nostra Italian Grape Ale, prodotta unendo, al mosto di malto d’orzo, un pigiato di uve a bacca nera. Un bicchiere articolato e vigoroso (la gradazione si attesta intorno ai 12 gradi), complesso e insieme saettante nel farsi mandar giù; il cui combinato di alcol, bollicina, acidità e lieve tannicità scioglie con efficacia la pur ponderosa massa lipidica e amidacea della polenta; e la cui direzione gustativa, priva di effettive amaricature, liscia per il verso del pelo la natura saporita della pietanza, assicurando al palato equilibrio: e dunque, desiderio di mangiare e bere ancora… Tralcio e Taragna: l’unione fa la gola!