Stesso telaio, nuova carrozzeria.
La “Nouveau Houblon”, a tre anni dal suo debutto (era il 2020), torna di nuovo in pista: con i “fondamentali” esplosivi di sempre (gradazione roboante, massiccia spinta nasale e palatale); ma con sfumature gustolfattive diverse e aggiornate.
Già, perché “Il Forte” ha voluto proporre ancora una volta la sua Tripel Ipa, rivisitandone però il temperamento relativamente ai tratti conferiti dal luppolo.
Ma andiamo con ordine. Cos’è una Tripel Ipa? In sostanza – volendo descriverne l’identità attraverso le categorie di uno tra i più autorevoli repertori di classificazione “ufficiali” delle tipologie birrarie, cioè il BJCP (Beer Judge Certification Program) – si tratta di una una Belgian Ipa. Ovvero un incrocio stilistico euro-americano: la prima metà del Dna è quella di una Belgian Golden Strong Ale o di una Tripel (con il loro slancio alcolico; soprattutto con il loro cospicuo bagaglio di aromi fruttati e speziati di origine fermentativa, dovuti a lieviti generosi nel produrre contenuti odorosi); la seconda metà è quella di un’American Ipa o di una Double Ipa, con il loro altrettanto ricco carico di profumi, dovuti però, in questo caso, alle energie dei luppoli nuovomondisti (statunitensi o pacifici).
Ed è appunto qui che troviamo le novità della “Noveaux Houblon” edizione 2023: perché le varietà utilizzate per la versione originaria (Talus e Idaho 7) vengono oggi avvicendate con altre cultivar: Wakatu (neozelandese), Ella (australiano), Azacca (battente la bandiera “a stelle e strisce”). Risultato?
Un’eruzione olfattiva potente e sfaccettata, con note di banana e pera mature, polpe esotiche (uva spina), chiodo di garofano (leggero), fiori di più specie (tiglio, zagara, achillea), nonché gli immancabili agrumi (pompelmo).
E proprio la tematica delle scorze offre il gancio per l’abbinamento gastronomico che qui proponiamo: con delle golose polpettine al limone. La preparazione non è complicata: si ammorbidisce qualche mollica di pane in due dita di latte, si unisce alla zuppetta un uovo e del macinato suino fresco, quindi si amalgama il tutto con una forchetta. Si aggiungono adesso nell’ordine: un po’ di buccia di limone grattugiata fine, una manciata di spezie (noce moscata e cannella), un pizzico di pepe e uno di sale (quest’ultimo sostituibile con una spolverata di Parmigiano Reggiano), qualche chicco di uva passa ammollata in acqua tiepida (e dopo ben spremuta). A questo punto, una nuova mescolata (a mantenere l’amalgama del composto), una passata veloce nel pangrattato e poi giù in padella: per una frittura (in olio ben caldo) di pochi minuti, cui segue la sistemazione in una ciotola, avendone coperto fondo e pareti con carta assorbente.
Il boccone, saporito ma non salato, non produrrà attriti con l’amaro (autorevole) della nostra birra; mentre lei, col suo combinato di alcol (9.5 gradi) e bollicina, lavorerà bene ai fianchi i grassi della pietanza (apportati da uovo, carne e olio); infine, tra piatto e bicchiere, avremo una molteplice consonanza olfattiva, stabilita in particolare dagli argomenti speziati e (soprattutto) agrumati: chiodo di garofano e pompelmo nella sorsata, noce moscata e limone “sotto il dente”.
“Nouveau Houblon” e polpette: piacere ad alta intensità.