Tra le varianti più diffuse della classica “torta di mele”, quella con cannella e castagne (la seconda in forma di farina, di ballotte o altro ancora) ha il pregio di un’articolazione gustolfattiva ampia e sfaccettata: tale da rendere, perciò, il gioco degli abbinamenti tanto più interessante, poliedrico e accattivante. Nella versione che proponiamo in questa circostanza, la ricetta prevede di muoversi in quattro passaggi.
Primo: approntare, in uno stampo, un “canestrino” impastato con olio di semi, zucchero, farina di frumento, polvere di cannella e lievito.
Secondo: spalmare sulla superficie del canestrino uno strato di crema di castagne.
Terzo: aggiungere un ripieno (cotto precedentemente in padella per un quarto d’ora, fino a raggiungere una consistenza cremosa) di mele a cubetti, succo di limone, zucchero e cannella.
Quarto: cuocere il tutto in forno a 180 °C per una quarantina di minuti. Quel che si ottiene è un boccone dalla frazione grassa non eccessivamente pronunciata, ma affiancata e sostenuta dalla cospicua massa amidacea (apportata da farina e castagne): saldatura incline a richiedere, da parte dl bicchiere, funzioni di riordino del cavo orale (acidità, alcol, bollicina).
La nostra crostata, inoltre, risulta contrassegnato da una tendenza gustativa dolce, seppur bordata da qualche venatura d’amaro: e tale da propendere verso un sorso dalla fisionomia analoga, proporzionale nell’espressione zuccherina e nell’intensità generale. Infine il dessert manifesta un potenziale olfattivo notevole e indirizzato decisamente verso le tematiche prevalenti dettate dai tre ingredienti cardine della preparazione: le quali, nella migliore delle ipotesi, dovranno essere riprese e assecondate dall’architettura organolettica della bevuta, onde poter innescare quel meccanismo di “continuità aromatica” per cui, chi assaggia, svolga l’esperienza di avere a che fare con la medesima argomentazione sensoriale, prima in forma solida e poi in forma liquida.
Ecco, date le premesse appena esposte, s’intuisce come le tipologie birrarie candidate all’abbinamento possano essere diverse (a partire da quella dalle speculari Chestnut Beer); ma si realizza altrettanto chiaramente come, tra queste tipologie varie e diverse, quella delle Belgian Dark Strong Ale abbia, dalla sua parte, carte da giocare sicuramente importanti. Ovvero? Spinta etilica e carbonazione entrambe vibranti; un impianto palatale propriamente dolce in partenza e abboccato anche in chiusura; un arco odoroso nel quale, accanto ai toni biscottati (simmetrici, in questo caso, a quelli del canestrino), troviamo quelli della frutta matura e cotta e delle spezie di tipo fenolico: in particolare quel chiodo di garofano che è spesso patrimonio dei processi di essiccazioni applicati proprio alla castagna. Insomma, una “compagna” di viaggio le cui fattezze sembrano cucite su misura per la nostra torta; una compagna di viaggio il cui identikit sembra, quasi esattamente, quello della “Regina del Mare”, la Belgian Dark Strong Ale del Forte: 8 gradi di potenza carezzevole…