Dici “Pasqua” e, subito, pensi a una serie di rimandi più o meno direttamente collegati. Il pranzo (e la cena, se c’entra). La gita fuori porta del giorno dopo (la “Pasquetta”). La colomba o altri dolci da forno tipici (qui in Toscana, ad esempio, la “schiacciata”, un lievitato classico, con l’aggiunta di semi di anice). Le uova sode benedette (per i credenti) come antipasto; e, per dessert, quello di cioccolato con, dentro, la canonica sorpresa.
Ecco, nell’avvicinarsi all’appuntamento con quella che, per i cristiani, è la festa della resurrezione, vogliamo soffermarci proprio su quest’ultimo “rito”: quello della sorpresa e dell’uovo.
Partiamo dal secondo: una figura, fin dalla notte dei tempi, connessa alla vita e al suo mistero. Fuori è calcare: freddo, rigido, come inanimato. Dentro, però, c’è un’esistenza, allo stato embrionale o potenziale; e anche in quello non fecondato c’è nutrimento: ovvero alimento per altri esseri animati. Ecco perché le civiltà, anche le più antiche, hanno visto nell’uovo un’allegoria della nascita o della rinascita; ecco perché lo stesso Cristianesimo poc’anzi evocato ne ha fatto un simbolo della vittoria sulla morte. In effetti già questa immagine dell’uovo, duplice e antitetica (rigido e inanimato all’esterno, fluido e vitale all’interno), potrebbe richiamare – venendo ad affrontare l’elemento della sorpresa – un effetto di spiazzamento, quindi di stupore.
“Potrebbe”, appunto: gli storici concordano nel ritenere, invece, che il binomio tra l’uovo e il regalo segreto sia da far risalire a un episodio preciso. Riguardante, per l’esattezza, lo zar Alessandro III; il quale, a fine Ottocento, volendo un omaggio speciale per la consorte, incaricò l’orafo Peter Carl Fabergé di preparare esattamente un uovo: ma che fosse straordinario. E così fu: un esemplare in platino, con dentro uno più piccolo in oro.
Da allora, magari senza scomodare quei metalli preziosi, ma optando per un più abbordabile cioccolato (usanza a sua volta originatasi in ambiente regale: fu introdotta nel Settecento dal pasticcere David Chaillou, su incarico di Luigi XIV), la sorpresa è diventata immancabile.
Direte: embè? Che c’entra tutto questo con la birra? Ecco qua: perché il Forte lancia la “sorpresa di Pasqua 4.0”; come dire, la sua “birra-uovo”. Pronti? Via: è la 2 Cilindri, la nostra Porter color ebano, da 5 gradi, in stile rigorosamente inglese. Una pinta dai due volti. Al naso risoluta, torrefatta e lignea: cacao, caffè espresso, orzo in tazza, matita, corteccia, noce tostata. Al palato (Sim Sala Bim: magia) morbida e felpata, carezzevole e senza spigolosità (né acide né amare né astringenti), rotonda e setosa benché priva di residui zuccherini.
La 2 Cilindri è la bevuta che lascia sbalorditi: che converte allo “scuro” chi ha creduto fino ad allora di non amarlo. Una vera e propria birra di Pasqua… E poi, pss, detto tra noi: col cioccolato si abbina proprio bene!