In uscita oggi la 11 volte Forte! La birra della festa, creata quest’anno in collaborazione con il birrificio artigianale MC77.
Produzione “dedicata” al festeggiamento dell’undicesimo compleanno del birrificio, la “11 Volte Forte” può ben definirsi una birra “al passo coi tempi”. Nel senso che, con piena consapevolezza, intercetta e interpreta due tra quelle che, in campo brassicolo, costituiscono le tendenze “del momento”.
La prima è quella che consiste nel gradimento, da parte del mercato come della comunità dei produttori e della critica, verso il campo delle basse fermentazioni.
La seconda direttrice di marcia – questa rappresentativa non solo della stretta contemporaneità, ma di una modernità da intendersi in senso più esteso, allargato almeno agli ultimi decenni – è quella che verte attorno all’incessante esplorazione del microcosmo occupato dai luppoli di provenienza extraeuropea o, come si dice, nuovomondista. Ebbene, i due filoni s’incrociano e s’intrecciano in questa “Pacific Lager”: una bassa fermentazione, appunto, costruita attraverso un impiego degli “odorosi coni” che, scegliendone opportunamente varietà e modalità di applicazione, garantisce sfumature olfattive fragranti, di timbro fresco, esotico e fruttato.
Risultato? Colore paglierino tenue, aspetto pulito, schiuma bianca di dimensioni ampie e di persistenza durevole. Profumi ariosi di panificato chiaro, polpe estiva (pesca, uva spina, cocco), fiori (bosso e un’artemisia la cui asciuttezza ricorda, a tratti, certi “gusci” quali mandorla e lino). Sorsata filante, dalla corporatura leggera quanto la gradazione (siamo a quota 4.8) e dalla bollicina dinamica, la cui secchezza mette in luce una chiusura amaricante pulita, incisiva eppure esente da “sgommate” di esito astringente.
Quanto alla collocazione stilistica della “11 Volte Forte”, occorre sviluppare considerazioni più articolate rispetto alla mera dichiarazione d’appartenenza a una precisa “casella tipologica”. Semplicemente perché quella casella tipologica non esiste: quantomeno non a livello ufficiale, nei termini di una sua presenza nei principali elenchi di designazioni birrarie “di genere”, cioè quelli del Bjcp e della Brewers Association. E allora bisogna argomentare. Partendo non da una bassa, bensì da un’alta fermentazione, la Indian Pale Ale di origine britannica. La quale, quando, a partire dalla metà degli anni Settanta del secolo scorso, viene declinata secondo gli indirizzi determinati dai nuovi (per allora) luppoli statunitensi, si avvia lungo un cammino per cui finisce col generare la sua ben nota gemmazione “a stelle e strisce”: l’American IPA.
Da qui la storia prosegue ulteriormente; infatti, nel momento in cui, su quel canovaccio, ai “coni” made in Usa si sostituiscono (del tutto o in parte prevalente) varietà provenienti dal quadrante oceanico (Nuova Zelanda, Australia, anche Giappone), ecco che qualche produttore e qualche osservatore prendono a parlare di Pacific IPA. E sebbene – lo ripetiamo – non si tratti di una definizione “canonizzata”, nella pratica è comunque piuttosto ben compresa e decodificata. Tanto da trovare applicazione anche quando, in luogo dei lieviti “ad alta”, ci si affidi a ceppi “a bassa”: e dunque, facendo le “somme semantiche” si arriva appunto alla Pacific Lager. Un terreno sul quale “Il Forte” ha piantato, con orgoglio, la propria bandierina!