E quest’anno, per le vacanze?
Potendo concedersi qualche giorno di evasione, è quanto mai opportuno ponderare con attenzione la scelta. Anche a fronte del momento non facile – e dunque della necessità di valutare bene come investire le risorse (in termini sia materiali sia di tempo a disposizione) – occorre, ancor più di sempre, soppesare le decisioni da prendere: e riflettere sulla direzione da imboccare.
La destinazione, insomma: se il mare o la montagna, se le città d’arte o la collina. Ebbene, ogni opzione ha naturalmente il suo fascino; e ognuno di noi ha il suo “pallino” o le sue idiosincrasie. Di certo la spiaggia o lo scoglio sono un classico; altrettanto certamente i grandi centri della cultura rappresentano un filone in forte crescita negli ultimi anni. Ecco però, al di là delle preferenze specifiche, un errore di prospettiva piuttosto tipico (in cui conviene non incappare) è quello di dare per scontato che una “tematica” debba necessariamente escludere tutte le altre. In realtà, anzi, studiando con intelligenza tappe e percorsi, è assolutamente possibile modulare le ferie attraverso un’alternanza di momenti diversi.
Idee su due piedi? Intanto partiamo da una soluzione alla quale non abbiamo ancora fatto cenno nella rapidissima carrellata iniziale: quella delle vacanze in campagna.
Filari di alberi, prati in fiore, boschetti, terreni coltivati, vigne e case coloniche, l’accoglienza della cultura rurale. I profumi delle siepi e quelli di un buon pasto, che sia al tavolo di un’osteria o sulla coperta da stendere sull’erba per un pic-nic, attingendo dalla propria borsa frigo. E magari (a proposito, appunto, di “contaminazioni” tra interessi diversi) spingersi, nel cammino, fino a scorgere, dietro quella curva, il poggetto sul quale sorge un borgo storico; che non sarà Vienna o Madrid, ma che pure sa offrire le sue ricchezze, i suoi piccoli capolavori: un affresco, una chiesa, un tratto di mura, un torrione comunale, un ciclo di bassorilievi. E via così tra gli odori delle fronde, delle mura, delle spighe di grano che indorano i panorami.
Ora, direte: ma con tutto questo muoversi sotto il sole; e, magari, con tutto quanto di buono ci sarà da mettere sotti i denti a pranzo o a cena; ma non ce lo meritiamo un bicchiere all’altezza di tanta grazia? Un bicchiere che sappia, insieme, dissetare e garantire un piacere degno delle prelibatezze offerte dalla tavola locale? La risposta è certamente sì; ed è anche facile: per la vacanza in campagna, niente di meglio che una Saison, la birra dei campi.
Una tipologia belga d’antichissima origine, che deve il battesimo proprio all’appellativo con cui si designavano i suoi consumatori più specifici: la si distribuiva infatti, quale pasto da bere, ai lavoratori stagionali impiegati nelle aziende agricole medievali durante i mesi estivi: uomini, donne e ragazzi che componevano l’esercito dei saisonniers. Una sorsata rinfrescante e appagante, dalla bollicina viva dal sorso scorrevole, leggermente acidula e insieme delicatamente amara, spesso arricchita con aromatizzanti in aggiunta diretta.
Una tipologia che Il Forte ama profondamente; e che ha fatto sua con un’interpretazione decisamente personale.
È la Saison del Villaggio, la cui ricetta, che include in abbondanza fiori di sambuco, regala un calice dal colore dorato carico e dalla fitta schiuma bianca; un cesto di profumi che parlano di pane appena cotto, petali odorosi, frutta matura (melone) e agrumi (pompelmo); una beva ficcante, a dispetto dei 6 gradi alcolici, giacché secca e scorrevole: ventilata, appunto, come le brezze della campagna…